Premessa:
Eravamo in radio quando ci siamo incontrati … sfatiamo il solito luogo comune i radioamatori non parlano con i camionisti. Nulla di personale ma a differenza del CB, il radioamatore per poter operare deve avere superato un esame scritto, indetto con cadenza di solito semestrale, dal Ministero dello Sviluppo Economico (M.I.S.E. ex Ministero delle Comunicazioni), per il conseguimento di una patente.
Il nostro hobby è l’auto-costruizione di apparati, antenne, accessori e studiare la propagazione ionosferica. Direi senz’ombra di dubbio qualcosa di diverso dal montare un ricetrasmettitore sulla motrice e discutere sul traffico e scoprire la trattoria più vicina.
Questo non per ergerci a “professori” ma siamo hobbisti “amanti della radio a 360 gradi”.
Chi sono i radioamatori?
Direi persone comuni, provenienti da diversi settori professionali. Troviamo il finanziere, il carabiniere, l’alpino, il marinaio, il marittimo, il meccanico, il medico, il tipografo, l'ingegnere e così via ... tutti uniti dalla passione ed interesse verso la radio come mezzo di comunicazione.
Come si diventa radioamatori?
Come già accennato occorre sostenere un apposito esame presso il Circolo del Ministero Comunicazioni locale. L’esame consiste in una serie di domande a quiz.
Il contenuto di questi quiz spazia dalla radiotecnica al codice Q ( che è il codice internazionale convenzionato) sino alle domande sulla normativa che regola questo che si può definire hobby.
Una volta ottenuta la patente d’operatore di stazione radioamatoriale è necessario fare richiesta della licenza di trasmissione ed il relativo nominativo.
Cos’è il nominativo?
Lo stesso Ministero, insieme all'Autorizzazione rilascia un nominativo personale, che identifica sia la stazione radio, sia lo stesso radioamatore. Il nominativo, è formato da un prefisso per la nazionalità e da un suffisso per l'identificazione personale. Esempio: nominativo IZ1KVQ. Il prefisso è IZ1, dove IZ determina la nazione Italia ed il numero 1 la regione di provenienza (in questo caso, la Liguria). KVQ è il suffisso identificativo personale. Internazionalmente, ad ogni nazione è stato assegnato un prefisso diverso in modo da poter stabilie la nazionalità di provenienza. Esempio: Italia "I", Francia "F", Namibia "V5", Germania “D” Cipro “H2” ecc...
Quando si comunica con radioamatori non italiani come ci si capisce?
La lingua ufficiale è l’inglese. Ovviamente non tutti lo parlano alla perfezione. Per questo esiste il codice Q – che abbiamo accennato prima – (puoi fare alcuni esempi come QRZ – chi mi sta chiamando? – QSO discorso tra radioamatori etc etc).
Non sempre i radioamatori “parlano” nei loro collegamenti, il primo modo di emissione radio è l’alfabeto “Morse” detto in inglese “continuos wave” abbreviato CW. Questo è un insieme di punti e linee che uniti formano la lettera o il numero. Anche se a livello professionale l’alfabeto morse è in disuso i radioamatori continuano ad usarlo per usare poca potenza e collegare tutti i vari angoli del mondo.
Esistono ancora altri modi di emissione, oggi il computer è presente ormai in ogni attività e anche i radioamatori ne fanno uso accoppiato alla radio.
I Radioamatori italiani quanti sono?
I radioamatori italiani sono iscritti generalmente ad un’associazione che si chiama ARI (sta per Associazione Radioamatori Italiani) e raggruppa circa 15.000 radioamatori. La nostra associazione è stata fondata nel 1927 da Ernesto Montù e si chiamava “Associazione Radiotecnica Italiana”. Presidente onorario fino all’anno della sua scomparsa fu proprio GUGLIELMO MARCONI praticamente il papà delle comunicazioni via radio.
La sede A.R.I. di Roma nasce nel 1946, ed ad oggi conta circa 400 iscritti, a Genova la sezione nasce il 6 febbraio nel 1946. Attualmente conta circa 310 associati distribuiti nella provincia., a Terni nasce il 15 gennaio 1967 con nominativo di sezione IQØTE, conta circa 70 soci.
I radioamatori possono trasmettere su svariate frequenze, allocate in varie bande: LF, MF, HF, VHF, UHF, SHF ed EHF, secondo il "Piano nazionale di ripartizione delle frequenze", redatto dal Ministero delle Comunicazioni, su indicazioni dell'Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU).
Di radioamatori si sente parlare quando ci sono catastrofi ed emergenze ambientali perché?
I Radioamatori fanno parte integrale della Protezione Civile. Noi radioamatori abbiamo partecipato alle emergenza dei terremoti in Abruzzo, in Emilia e durante le numerose alluvioni che devastano il nostro fragile territorio.
Sono indispensabili nelle situazioni d'emergenza, quando le normali comunicazioni sono inesistenti o danneggiate dalle calamità.
Ma basta meno di una catastrofe per avere i sistemi moderni KO.
Basta un semplicissimo blak-out causato da sovraccarico delle linee elettriche e le celle telefoniche, ed il nostro smartphone rimane al buoi di dati e telefonate. Al massimo potrete limitarvi a visualizzare le fotografie delle vacanze ma risulterà impossibile la comunicazione con i nostri cari preoccupati o peggio non riusciremo a contattare il 112 in caso d’emergenza.
Questo a parere dello scrivente è un dato di fatto troppo sottovalutato dalla cittadinanza.
Ma cosa ci fanno i radioamatori nelle emergenze?
Noi radioamatori, con le nostre apparecchiature radio, attiviamo in poche ore una rete di comunicazione alternativa che supporti o sostituisca quelle reti di comunicazione che causa l’evento vengono a crollare lasciando tutta la zona colpita all’oscuro di qualunque notizia.
Come hanno capito sulla loro pelle i colleghi, “eroi” del S.A.G.F che a Rigopiano hanno dimostrato alla nazione il loro coraggio e la loro professionalità, sono le prime ore le più importanti per un inizio di coordinamento dei soccorsi.
Sono quelle ore che determinano la salvezza di chi è rimasto semi sepolto dalle macerie, in balia della furia dell’acqua o come in quel caso sotto la neve.
I radioamatori negli ultimi anni purtroppo sono stati più volte chiamati a questo compito sul nostro territorio nazionale, i più recenti il terremoto in Abruzzo, l’alluvione che ha colpito quasi in contemporanea lo Spezzino e Genova, il terremoto in Emilia ed il recentissimo fatto di cronaca del Ponte Morandi a Genova.
A priori si è formato all’interno delle nostre Sezioni un gruppo di radioamatori che ha dato la disponibilità ad intervenire con mezzi ed attrezzature proprie in tempi brevissimi. Alla richiesta d’attivazione della nostra struttura che può arrivarci dalle Regioni o dal Dipartimento di Protezione Civile Nazionale. Generalmente ci si aggrega alle colonne mobili regionali per raggiungere la zona destinata. Nasce una rete radio a “piramide” dove al vertice c’è il Dipartimento di Protezione Civile a cui il C.C.S. “centro coordinamento soccorsi” fa riferimento per con compito di smistare le forze del volontariato dove c'è più bisogno. Evidente che il tutto è fatto via radio su frequenze dirette se possibile o su ripetitori dove il territorio lo richiede. Dal C.C.S. si diramano “n” ipotetiche linee radio verso il territorio per la raccolta e smistamento di tutte quelle informazioni o richieste destinate all’aiuto della popolazione colpita. Per motivi tecnici, distanze di collegamento e frequenze autorizzate, la parte superiore della piramide è di competenza ai radioamatori, mentre sul territorio operano altri gruppi con apparati radio a copertura limitata, tutti comunque vitali per un buon funzionamento della macchina del volontariato.
La Guardia di Finanza, sempre in prima linea per le emergenze, sfrutterà anche l’apporto di colleghi in servizio ed in congedo, che grazie alla preparazione professionale fornita dalla nostra amministrazione daranno sicuramente quel qualcosa in più alle Prefetture fornendo un apporto decisivo al coordinamento dei soccorsi.
Per i radioamatori ci sono anche altri momenti che non sono emergenze?
I radioamatori sono attivi in vari campi sportivi. Dal ciclismo all’automobilismo. Ad esempio: durante una gara rallistica, che generalmente si svolge su strade delle vallate dell’entroterra dove non sempre la copertura della telefonia cellulare funziona regolarmente non solo registrano informazioni sull’andamento della gara sfruttando le comunicazioni dei nostri punti radio disseminati sul territorio. Anche in questo caso sono decisivi per contattare i mezzi di soccorso e le forze dell’ordine preposte al soccorso ed all’ordine pubblico anche in zone non coperte dalla rete cellulare.
Se uno volesse ascoltare le comunicazioni dei radioamatori cosa deve fare?
Per avere tutte la carte in regola deve fare richiesta di un’attestazione di stazione d’ascolto, in gergo SWL, può munirsi di un buon ricevitore ad onde corte che copra le bande dei radioamatori e di una buona antenna.
Il D.P.R. 05.10.2002 sancisce che “è libera l’attività di solo ascolto sulle gamme di frequenze attibuite al servizio di radioamatore” quindi chi volesse armarsi di pazienza per ascoltare ormai le formalità sono ridotte al minimo e tra tanti rumori magari si riesce ad ascoltare una stazione che chiama dalla parte opposta del globo.
E LA GUARDIA DI FINANZA?
Vi è mai capitato di fare un pedinamento? Nonostante i vari sistemi online con le conferenze audio - video con tutte le diavolerie connesse l’accessorio più affidabile è la radio. Collegamento diretto tra le macchine civetta e con la sala operativa. Non siamo vincolati alle tacche del cellulare ed alla connessione internet. Ed a costo ZERO.
Gli obbiettivi di A.R.F.I. sono, oltre quello di creare "il gruppo" sono fare attività radio e protezione civile
Perché lo facciamo?
Per un ritorno d'immagine della nostra Guardia di Finanza tra i radio-appassionati emulando quanto già costruito nelle altre forze armate e dell'ordine.
Tutte le iniziative sono sempre nella scrupolosa ed attenta osservanza del decreto legislativo n. 70 del 28 maggio 2012 (direttiva europea 2009/140/CE).